Nei prossimi giorni, come Centro educativo scolastico Sacra Famiglia -studenti, educatori e insegnanti- faremo memoria di p. Edoardo. Per prepararci all’evento, di cui vi informeremo con adeguata comunicazione, presentiamo questo ricordo personale di p. Gianmario.
In morte di p. Edoardo
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Religioso e sacerdote
della Congregazione della Sacra Famiglia
IN MEMORIA DI PADRE EDOARDO
Con queste semplici righe, mi accingo a fare una memoria al tempo stesso grata e commossa circa la persona e l’azione educativa di padre Edoardo Rota.
Egli ha inciso in modo positivo e significativo sia nel mio cammino formativo come religioso-presbitero, come nostro rettore, presso il seminario Sacra Famiglia, sia nel mio servizio apostolico-educativo (che iniziai come novello religioso-presbitero nel 1993 sotto la paterna guida del superiore generale di allora, padre Angelo Paris, a cui va il merito di aver avviato il cammino di parifica delle nostre scuole di Martinengo ed Orzinuovi, che riguardò anzitutto, era l’anno scolastico 1988-1989, la scuola secondaria di primo grado), prima essendo padre Edoardo nostro superiore generale (1995-2007), e poi, a partire da settembre 2007, come dirigente scolastico.
Mi pare di potere sintetizzare così la persona, la figura e l’opera educativa di padre Edoardo: è stato un consacrato-educatore “Sacra Famiglia” per l’avvenire e la pienezza di vita delle giovani generazioni. Consacrato come religioso-presbitero: era profondamente affezionato e positivamente legato alla sua vocazione, la quale per lui conobbe momenti di forte travaglio e di ricerca (ricerca che peraltro ha coltivato fino a prima della malattia, comparsa a marzo 2020), soprattutto negli anni di teologia, ma ciò lo rese convinto sostenitore della bellezza di una vita spesa per amore di Gesù come religioso-presbitero e tutto questo all’interno del solco spirituale ed educativo tracciato dalla nostra fondatrice madre Cerioli: il dono a lei fatto, il carisma “Sacra Famiglia”, vide padre Edoardo impegnato in un’opera di reinterpretazione e di riattualizzazione di tale lascito della fondatrice, molto profonda, che sprigionò energie, scelte ed azioni educative davvero innovative all’interno della nostra piccola famiglia religiosa. Ciò da parte sua per l’avvenire e la pienezza di vita delle giovani generazioni e questa caratteristica ci sembra che lui, pur avendola sempre avuta, l’abbia espressa ad un livello davvero molto alto nei dodici anni e mezzo in cui è stato dirigente scolastico del nostro istituto comprensivo Sacra Famiglia, lungo due direttrici: gli aspetti ideali e gli aspetti concreti.
Gli aspetti ideali:
- una forte impronta carismatica "Sacra Famiglia" della nostra scuola, che a partire dal deposito carismatico della Fondatrice, potesse essere una bella, affascinante, propulsiva, promettente ed attuale proposta educativa in vista dell'avvenire e della vita piena delle giovani generazioni.
Ciò attraverso: paternità adottiva e soccorrevole, fraternità, solidarietà, empatia, prossimità.
- una proposta didattica e formativa di eccellenza, partendo dalla consapevolezza che un'Italia migliore ed un mondo migliore, passassero necessariamente attraverso una proposta educativa altamente qualificata; ciò attraverso le quattro eccellenze: inglese, informatica, musica, religione.
Gli aspetti concreti:
- la progressiva valorizzazione del laicato, in linea con l’ecclesiologia di comunione del popolo di Dio, avviata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, affidandogli sempre maggiori responsabilità all’interno dell’azione quotidiana della nostra scuola.
- la valorizzazione della figura degli educatori nell'ambito extra-scolastico: questo ha indubbiamente costituito un oggettivo valore aggiunto in ordine alla nostra proposta didattica, educativa e formativa.
Questa progettualità è stata condivisa, nel corso di questi anni, con i religiosi e di docenti, e rimarrà la sua eredità per il futuro cammino della nostra Scuola della Sacra Famiglia.
Venendo poi a dei ricordi miei più personali, il mio primo ricordo è quando padre Edoardo veniva ad aiutare, nella nostra parrocchia di Milano, per le confessioni in occasione delle Comunioni e/o delle Cresime; mi colpiva questo uomo molto alto e slanciato, col passo spedito: allora indossava la veste talare nera, ed aveva già la barba; lui ricordava bene quel periodo, soprattutto la figura di padre Domenico Manenti.
Era il 1980: lui, al termine della solenne Santa Messa, fece i complimenti al coro dei “piccoli cantori”, che allora era diretto da mia sorella; lei questo particolare lo ricorda ancora oggi sempre con gioia ed in modo molto nitido.
Va anche menzionata la squisita delicatezza con cui accoglieva sempre i mie genitori quando venivano a trovarmi in seminario (san Martino, indimenticabile luogo situato a Bergamo, in città alta).
Ci sono poi tre snodi decisivi della mia vita nella quale padre Edoardo è risultato provvidenzialmente decisivo: il primo accadde quando ero in terza teologia, anno 1990, credo fosse nel mese di marzo; da mesi stavo attraversando una forte crisi vocazionale. In tale situazione gli chiesi un colloquio urgente, comunicandogli la mia decisione di uscire dal seminario: lui mi lasciò libero, chiedendo solo di pensarci almeno fino alla fine degli esami di giugno, accettando in tale periodo di dialogare più frequentemente con lui, di lasciarmi aiutare a cogliere meglio alcune mie dinamiche personali profonde, attraverso un cammino con il prof. Don Costante Scarpellini e di entrare più profondamente nella dinamica del discernimento spirituale attraverso il consiglio del gesuita padre Roberto Gazzaniga. Accettai tale sua indicazione, ed ora sono religioso “Sacra Famiglia” dal 09/09/1989 e presbitero dal 12/06/1993.
Il secondo snodo decisivo fu quando, a fronte dell’oggettiva difficoltà degli studi accademici di Conservatorio in Organo e Composizione Organistica, decisi di volerli interrompere: anche quella volta mi consigliò di diluirli nel tempo, ma di concluderli e ci vide giusto, al punto che nel 2018 arrivai a fare una piccola pubblicazione di “mie” composizioni “sacre”, cosa che certamente non sarebbe accaduta se non gli avessi dato retta.
Terzo ed ultimo snodo decisivo: nei primi anni in cui ero prete, svolgevo sia un servizio apostolico come docente, sia nel campo più informale della pastorale giovanile, per la quale mi sentivo più portato: lui mi disse che, a suo avviso, nel tempo avrei espresso il meglio di me non nella dimensione educativa informale, ma in quella dell’insegnamento scolastico: anche qui ci vide giusto.
Concludendo, riconosco di avergli fatto sudare le proverbiali “sette camicie”, ma lui nella mia vocazione religioso-presbiterale “Sacra Famiglia” ci ha sempre creduto e di questo glie ne sono enormemente grato, come sono altresì convinto che da lassù pregherà per me perché: “Dio possa portare a compimento l’opera iniziata” in me (cfr. lettera di san Paolo ai Filippesi 1,6 e frase che il vescovo dice all’ordinando presbitero nel rito dell’ordinazione presbiterale).
padre Monza Gianmario