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0031. Scuole della Sacra Famiglia: il Polo Educativo 0-6 progetta insieme esperienze di apprendimento

0031. Scuole della Sacra Famiglia: il Polo Educativo 0-6 progetta insieme esperienze di apprendimento

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Con il Decreto ministeriale 22 novembre 2021, n. 334, dopo una consultazione che ha coinvolto direttamente le scuole, il MIUR ha finalmente adottato le LINEE GUIDA PER IL SISTEMA INTEGRATO 0-6 che costituiscono lo sfondo pedagogico e organizzativo entro cui collocare le proposte educative per fare scuola ai bambini nella fascia d’età che va da 0 a 6 anni. Il focus del documento è la centralità del bambino e del suo sviluppo in un percorso che, superando le storiche separazioni tra nido e scuola dell’infanzia, assicura una visione unitaria e in continuità della crescita e delle sue potenzialità.

«L’infanzia -sostiene il documento- non è da intendersi in alcun modo, né concettualmente né operativamente, come preparatoria alle successive tappe: ciascuna età va vissuta con compiutezza, distensione e rispetto per i tempi personali. … Ciascun bambino, con la sua unicità e diversità, deve essere al centro dell’azione educativa e protagonista del suo percorso di sviluppo».

Nelle Scuole della Sacra Famiglia le condizioni per l’attivazione di un Polo scolastico 0-6 sono mature da tempo: da tempo le due proposte organizzative del Nido e della scuola dell’Infanzia convivono nello stesso Campus pur nell’autonomia degli spazi e dei tempi modulati sui bisogni delle diverse età. Da qualche tempo le insegnanti e le educatrici (che d’ora in poi chiameremo semplicemente Insegnanti) hanno anche cominciato a operare insieme sul piano pedagogico per progettare insieme i percorsi di accoglienza e di crescita. Le due scuole stanno quindi costruendo insieme la cultura pedagogico-didattica della scuola Sacra Famiglia (e precisiamo che noi chiamiamo scuola e inseriamo nel PTOF anche il servizio Nido che pensiamo altrettanto capace di svolgere una qualificata azione educativa).

Da settembre, utilizzando le Tavole di Kuno Beller e le Indicazioni Nazionali per il Curricolo, le insegnanti stanno costruendo un curricolo per rendere praticabile un progetto di reale continuità 0-6 nella quale possano essere riconosciuti valori, idee, finalità di fondo comuni, da declinare in esperienze differenziate in relazione alle diverse età e ai diversi bisogni degli alunni.

Ci piace pensare a un Polo Educativo che utilizza gli stessi sguardi per lavorare con i bambini; ci piace pensare che anche il Nido non debba limitarsi alle pratiche di accoglienza e di cura ma che, per tutti i bambini frequentanti la Comunità scolastica, possano essere progettate esperienze di apprendimento nelle quali insieme alla cura si intrecciano e si potenziano processi diversi, emotivi, sociali ma anche cognitivi.

È pur vero, e lo capiamo osservandoli, che tutte le esperienze vissute dai bambini costituiscono di per sé esperienze di crescita ma, in questo caso, si tratta di esperienze didattiche intenzionalmente progettate dalle insegnanti per provocare apprendimenti a partire dai bisogni delle diverse età.

In questo caso, oltre che far leva su un curricolo implicito consolidato dove spazi, tempi, routines, raggruppamenti, linguaggi definiscono l’ambiente educativo, la scuola si prende in carico la possibilità di attivare consapevolmente le situazioni capaci di sollecitare apprendimenti accendendo le energie del bambino per renderlo protagonista delle proprie conquiste.

Così, nell’ambito dei momenti di formazione che nelle scuole della Sacra Famiglia costituiscono  per tutti un impegno vincolante, le insegnanti del Nido e della scuola dell’Infanzia insieme hanno provato a mettere a punto uno strumento di progettazione comune dal quale poter partire per operare nella stessa direzione.

Sono state innanzitutto ritenute essenziali alcune domande preliminari che ogni insegnante deve farsi prima di attivare qualsiasi proposta didattica.

1^ domanda: Da quali bisogni dei bambini partire? Partiamo dai bisogni o partiamo dai diritti?

E le insegnanti del Polo Educativo, consapevoli che spesso i bisogni dei bambini sono anche diritti, scelgono di far riferimento, per l’individuazione dello sfondo su cui agire, ai diritti naturali dei bambini messi a punto, insieme con i bambini stessi, da Gianfranco Zavalloni. E, nella proposta che intendono fare, individuano il diritto ogni volta prescelto.

2^ domanda: Quale apprendimento/abilità ci proponiamo di promuovere?

È importante per un insegnante sapere, prima di partire, in quale direzione andare ed è ancora più importante immaginarsi che cosa avrà imparato il bambino a conclusione dell’esperienza proposta. La chiarezza della pianificazione iniziale dell’insegnante rispetto a ciò che vuole promuovere segna la direzione e aiuta il bambino ad orientarsi.

E ancora: In quale area di competenza andiamo a collocare l’apprendimento/abilità che ci apprestiamo a incoraggiare ?

E, in questo caso, le aree di competenza individuate dal curricolo (le aree delle tavole Beller per il Nido, i campi di esperienza per l’infanzia) diventano gli spazi culturali circoscritti entro cui si definiscono il fare e l’agire dei bambini.

Procedendo attraverso le domande che emergono dalla riflessione sulla struttura della progettazione, con le insegnanti è stata definita una mappa di pianificazione delle esperienze che assume il ruolo di matrice progettuale valida per progettare qualsiasi esperienza, capace di organizzare, pur nella diversità degli stimoli e dei contenuti, le intenzionalità educative sia degli insegnanti del Nido che di quelli della scuola dell’infanzia.

Presentiamo la matrice per commentarla con più facilità.

  

 

 Naturalmente uno spazio specifico è dedicato ai destinatari della proposta che vanno tenuti presenti nel calibrare l’offerta di esperienza: quali alunni? Quale raggruppamento? Se mono-età, di quale età ?

Un altro spazio è dedicato alla definizione pratica dell’esperienza che si sta predisponendo facendone una semplice descrizione che permetta a tutti (anche ai genitori) di capire quali azioni e situazioni l’insegnante metterà in atto per provocare l’interesse e la motivazione ad agire del bambino.

Quali attività laboratoriali l’insegnante predispone dunque affinchè i bambini, passando attraverso l’uso delle mani e del corpo, possano significativamente esplorare, scoprire, sperimentare e apprendere?

E ancora, la ricerca degli ambienti più adeguati e dei materiali necessari: dove si potrà sviluppare l’esperienza e quali materiali appositamente selezionati per lo scopo l’insegnante metterà a disposizione dei bambini per operare?

In tutto questo naturalmente l’insegnante svolge un ruolo fondamentale che andrà dichiarato: di sostegno emotivo-affettivo agli incerti, di accompagnamento nelle varie fasi dell’attività, di incoraggiamento nel superare piccoli imprevisti, di rielaborazione linguistica (che è anche una rielaborazione cognitiva) di quel che sta accadendo.

E infine, il momento della riflessione finale che viene previsto in fase di progettazione ma che andrà codificato a conclusione dell’esperienza: che cosa ha imparato il bambino e quali sono, al proposito, le osservazioni delle insegnanti? Quali aspetti hanno favorito o ostacolato gli apprendimenti? I bambini dimostrano di aver scoperto qualcosa in più attraverso l’esperienza? E quali comportamenti non attesi possono invece essersi determinati?

Per chiudere in bellezza le insegnanti allegano, nell’ultima parte della matrice, una documentazione fotografica dell’esperienza che serve a loro per fissare le immagini dei comportamenti esibiti, ai bambini per riconoscersi, raccontare o riconnettersi al piacere dell’esperienza ed eventualmente anche ai genitori per ricollegarsi al vissuto scolastico dei propri figli.

Pur utilizzando una stessa matrice le insegnanti del Nido e dell’Infanzia mettono a punto proposte diverse rapportate ai bisogni delle diverse età cronologiche ma è bello pensare che è con lo stesso approccio educativo che costruiscono percorsi in continuità.

Le domande sono sicuramente un modo per ottenere le risposte; in questo caso, le insegnanti fanno le domande a sé stesse nel piccolo gruppo riunito per generare risposte attraverso il confronto e la condivisione. Tutte acquisiscono la sequenza delle azioni progettuali, tutte sono consapevoli di ciò che intenzionalmente si va a promuovere anche se poi, nella concretizzazione dell’attività, ogni bambino, da attore protagonista, saprà interpretarla a modo suo. Ma l’utilizzo di modalità di progettazione condivise e finalizzate diventa, a poco a poco, cultura professionale che avvicina gli sguardi, diventa cultura di un “fare scuola” partecipato che si riconosce in valori e finalità comuni, che si affida alla consapevolezza del proprio approccio educativo per affinare gli sguardi e gli strumenti e continuare a dare risposte di qualità.

Client

prof. Luciana Ferraboschi, dirigente scolastica

Date

05 Febbraio 2022

Tags

Percorsi

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