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0072. ARTE di EDUCARE. La mente che sente

0072. ARTE di EDUCARE. La mente che sente

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Cosa rimane in noi della pandemia? Come ci ha cambiato? Come abbiamo affrontato il nostro sentire emotivo? Che cosa possiamo imparare di noi da questa esperienza? La risposta a queste domande può nascere solo da un riflessione profonda sulla propria vicenda personale, e di aiuto può essere la lettura del libro della prof.ssa Daniela Lucangeli “La mente che sente - A tu per tu: dialogando in vicinanza, nonostante tutto”.

Marzo 2020, in tutto il mondo inizia a diffondersi una pandemia globale che cambierà il modo di vivere, di lavorare, di godere del tempo di ognuno di noi; modificherà la nostra visione del mondo, i nostri pensieri e le nostre emozioni. Sommersi dalla moltitudine di emozioni che la nuova e sconosciuta condizione portava con sé, hanno preso vita molte iniziative online per aiutare la gente a trovare giuste strategie di gestione della condizione di lockdown e il successivo ritorno alla socialità, ecco che tra queste iniziative si inseriscono le dirette social dal titolo “A tu per tu” di Daniela Lucangeli. Da questa esperienza nasce questo volume che racchiude alcune tra le esperienze vissute in questi incontri a distanza. Pagina dopo pagina per raccontare, comprendere e modificare gli atteggiamenti che hanno messo e forse tutt’ora mettono a rischio il nostro benessere personale e collettivo.

Il libro è articolato in 3 parti: sentire, fare e proposte per illuminare il futuro. Scritto con uno stile tipo diario è arricchito da indicazioni della ricerca scientifica rispetto a diversi stati emotivi e le risorse psicologiche che ognuno di noi può attivare per affrontarle e tra le tante descritte vorrei porre qui l’accento sulla resilienza partendo, come fa l’autrice, dalla poesia di Giacomo Leopardi:

“Qui su l’arida schiena

del formidabil monte

sterminator Vesevo

la qual null’altro allegra arbor né fiore,

tuoi cespi solitari intorno spargi,

odorata ginestra, contenta dei deserti.”

 

Daniela Lucangeli esprime il desiderio di imparare insieme a noi lettori a essere resiliente: come ginestre di leopardiana memoria possiamo adattarci, fletterci senza spezzarci, pronti a rifiorire con ancora maggior splendore.

Ma che cos’è questa forza che ha la ginestra, come possiamo definire la resilienza? È un nome nuovissimo per le scienze della mente, per la psicologia, mentre è un termine molto usato nelle scienze di tipo STEM, soprattutto per quelle che si occupano dei materiali. In queste scienze la parola «resilienza» si utilizza per indicare la capacità di un sistema di determinare una modifica di stato capace di far fronte alla rottura. Si tratta quindi dell’opposto della fragilità: la capacità di ri-adattarsi a una nuova condizione.

Ma la resilienza riguarda solo l’«io»? No, coinvolge anche il «noi». Da diversi studi emerge infatti come anche le collettività possano dimostrarsi resilienti e capaci di trasformazione. E’ il passaggio dall’«io» solitario al «noi» come comunità che cresce insieme. E perché questo avvenga si ha bisogno di due caratteristiche: la solidarietà e l’inclusività. Quindi una comunità — che sia una famiglia, una classe, un gruppo di amici, un paese, che sia uno Stato intero, che sia un pianeta — per essere resiliente e capace di trasformarsi nella versione migliore possibile di sé deve essere solidale e inclusiva.

Questo è un piccolo assaggio della bontà di questo libro che consiglio a tutti di leggere per poter coltivare ognuno nel proprio interno e tutti attraverso la condivisione di esperienze ciò che Donald Meltzer e Marta Harris esprimevano come funzioni emozionali: generare amore (versus promulgare odio); promuovere speranza (versus seminare disperazione); contenere dolore depressivo (versus emanare angoscia persecutoria), pensare (versus creare confusione).

 

Client

dott. Mauro Ambrosini, psicologo scolastico

Date

30 Aprile 2022

Tags

Educare

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